Procedura di Allerta Interna: review contabile e analisi andamentale

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Proseguiamo a far luce sui sistemi di allerta descrivendo in parole chiare e semplici le fasi 3 e 4 della procedura di allerta interna. Per chi ci legge solo ora,  la procedura di allerta è stata introdotta in questo articolo e sintetizzata con l’infografica che per comodità ripresentiamo sotto.

infografica-sistemi-di-allerta

Abbiamo già parlato delle prime due fasi della procedura di allerta: Adeguata Verifica (Early Warning) e Raccolta Dati. Immaginiamo quindi che, dopo aver rilevato una delle 7 anomalie che si è presentata in maniera continuativa durante il monitoraggio trimestrale (Adeguata Verifica) ed abbiamo già raccolto i dati richiesti con Information request list. Siamo quindi pronti per analizzare e valutare l’azienda al fine di comprendere le problematiche che stanno all’origine della crisi di impresa, per riportarle al management che dovrà fornire una risposta predisponendo l’Action Plan.

 

Review Contabile

Per chi non ha dimestichezza con le attività di audit, la review contabile è un’attività di riclassifica, valutazione e analisi delle informazioni contabili ed extracontabili al fine di valutare i presupposti della continuità aziendale ed il rischio d’insolvenza (rating d’impresa). La review contabile non è altro che una tipica attività di revisione contabile, che dovrà essere svolta dall’organo di controllo interno o esterno (revisore unico) sulla base delle soglie dimensionali. I riferimenti per svolgere tale procedura sono i principi di revisione ISRE 2400 e 2410.

Dal punto di vista pratico, non essendo un’audit completo, l’attività di review contabile si concentra sulla valutazione di 9 aree di bilancio significative:

1 – Capitale fisso rettificato

Sostanzialmente è il valore delle immobilizzazioni materiali al netto degli ammortamenti e rettifiche di normalizzazione. Le principali rettifiche di normalizzazione del valore comprendono:

  • valore dei leasing: devono essere rappresentati secondo IFRS 17, ovvero secondo il principio finanziario. Valore dell’ immobile/macchinario al netto del finanziamento residuo erogato dal leasing.
  • costi capitalizzati: eventuali costi di ricerca e sviluppo, marchi brevetti ed oneri accessori che hanno un’utilità pluriennale devono essere stornati dal conto economico e capitalizzati.

2 – Capitale Circolante

Il capitale circolante operativo, ovvero magazzino + crediti verso clienti e altri crediti a breve al netto dei debiti verso fornitori e altri debiti a breve deve essere opportunamente determinato e rettificato. Si tratta di effettuare le analisi del magazzino, dei scadenziari clienti/fornitori ed eventuali accordi, delle eventuali rateizzazioni tributarie per determinare l’effettivo capitale circolante operativo attraverso la separazione delle scadenze di breve termine (entro 12 mesi) e quelle di medio-lungo.

3 – Immobilizzazioni Finanziarie

Si prosegue analizzando le partecipazioni ed i crediti finanziari o commerciali di medio-lungo, compresi crediti infragruppo. Le principali normalizzazioni si concentrano su:

  • posizioni infragruppo: è importante riuscire a ricostruire l’effettiva posizione infragruppo nettando i crediti/debiti e costi/ricavi. Sulla base della complessità dei rapporti infragruppo, dove spesso scarseggia la documentazione contrattuale, è importante riuscire a separare i rapporti effettivamente commerciali (a breve) da quelli di natura finanziaria (a medio-lungo).
  • Valutazione delle partecipate: viene fatta una valutazione al fair value delle partecipate sulla base dell’OIC 9. Sulla base della complessità dell’impresa partecipata bisogna valutare gli effettivi flussi di cassa (opportunamente attualizzati) che questa può generare, sulla base del business plan. E’ chiaro che qualora le partecipate dovessero essere particolarmente rilevanti, è sostanzialmente necessario fare una review contabile delle stesse.

4 – Patrimonio Netto Rettificato

Le rettifiche di valore effettuate durante nell’ambito della review contabile hanno chiaramente un impatto sul patrimonio netto. Si tratterà quindi di valutare e gestire l’eventuale sottocapitalizzazione effettiva che emergerà al termine della review contabile.

5 – Posizione Finanziaria Netta (PFN)

Si passa quindi a valutare la posizione finanziaria netta intesa come banche passive, prestiti obbligazionari (molto improbabili nelle PMI) e debiti verso eventuali altri finanziatori al netto delle disponibilità liquide. E’ sempre importante suddividere la PFN tra breve e medio-lungo per poter valutare correttamente l’eventuale rischio di default.

6 –  Margine Operativo Lordo (MOL o EBITDA)

Si tratta del parametro chiave sul quale vengono calcolati diversi indici di bilancio e rappresenta sostanzialmente la cassa generata dall’attività (ricavi – costi esclusi ammortamenti accantonamenti/svalutazioni, oneri finanziari e tasse). Le rettifiche descritte sopra hanno quasi tutte dei riflessi sull’EBITDA e devono essere correttamente imputate. Per avere un’idea dello “stravolgimento” del bilancio basta citare la rappresentazione dei leasing IFRS 17, capitalizzazioni, storni di costi-ricavi infragruppo. Preme sottolineare che per quanto importante l’EBITDA non rappresenta l’effettiva cassa generata dalla gestione. Infatti se proseguiamo l’analisi predisponendo il rendiconto finanziario possiamo trovare situazioni dove la cassa generata nel margine operativo lordo viene tutta assorbita dal capitale circolante.

7 – Oneri finanziari netti

Vengono determinati come somma algebrica dei proventi, oneri finanziari e rettifiche. Le rettifiche riguardano principalmente i leasing: per la rappresentazione finanziaria è necessario estrapolare dai canoni contabilizzati tra i servizi la componente degli oneri finanziari.

8 – Imposte

Si tratta di identificare le imposte effettivamente pagate, al netto quindi degli utilizzi dei fondi imposte.

9 – Impegni e rischi

Attraverso l’analisi della Centrale Rischi rilasciata dalla Banca d’Italia vengono rappresentate le garanzie ricevute e quelle prestate. Sulla base dell’entità delle garanzie prestate bisognerà eventualmente valutare la solvibilità dei soggetti ai quali sono state prestate le garanzie. Nel caso si tratti di partecipate tali analisi sono già svolte nell’ambito della posizione infragruppo. Se le garanzie di rilevante entità sono state prestate a terzi soggetti, bisognerà proseguire l’analisi valutando la solvibilità degli stessi.

Completata la review contabile, l’organo di controllo o il revisore unico avrà una fotografia chiara dell’impresa:

  • La capitalizzazione dell’impresa: gli asset dell’impresa mantengono valore ?
  • L’equilibrio patrimoniale a breve termine: l’impresa è in grado di pagare i propri impegni con scadenza entro 12 mesi ?
  • La capacità dell’impresa di generare cassa: è sufficiente per coprire gli impegni a breve e medio-lungo termine ?
  • Carico finanziario: la cassa generata è in grado di far fronte all’indebitamento ?

 

Analisi Andamentale

L’analisi andamentale nell’ambito della procedura di allerta interna, consiste nell’esame della storia creditizia dell’impresa. In questa fase viene analizzata tutta la documentazione contrattuale bancaria al fine di evidenziare se in passato vi sono stati casi di sfasamento tra le entrate e le uscite non previste. Viene quindi fatto un focus sulla capacità dell’amministrazione nel gestire correttamente la tesoreria.  La documentazione oggetto di analisi è

  • contratti bancari e con altre società finanziarie, le operazioni di affidamento a breve e a medio lungo termine come leasing, factoring e assicurazioni crediti.
  • ultime 48-60 rilevazioni della Centrale Rischi Banca d’Italia. L’accesso alla CR si richiede gratuitamente seguendo le indicazioni della Banca d’Italaia.
  • visure o report elaborati dai business information services. Questi servizi permettono di verificare l’esistenza di eventi pregiudizievoli come decreti ingiuntivi, pignoramenti, ipoteche giudiziarie.

Con la documentazione di cui sopra viene ricostruito l’andamento storico della PFN ed analizzata la storia creditizia dell’impresa al fine di comprenderne l’evoluzione. Vengono quindi analizzati i fidi accordati le forme e le tecniche di utilizzo, le condizioni ed i tassi (valutando eventuali casi di usura o sovraindebitamento). L’evoluzione degli affidamenti viene confrontata con l’andamento del capitale circolante evidenziando eventuali problematiche di ritardo nei pagamenti o slow moving del magazzino. Riassumendo, si tratta di capire se l’utilizzo degli affidamenti è collegato alla crescita del fatturato ed all’aumento del circolante (è normale che la crescita venga finanziata), oppure il crescente utilizzo del sistema bancario è causato da problemi nel circolante (magazzino invenduto, mancati incassi, peggiori condizioni con i fornitori). L’analisi andamentale introduce quindi una visione dinamica dell’impresa focalizzata sull’andamento storico della PFN, a differenza della review contabile che solamente fotografa la situazione contabile di partenza.

Terminando queste due fasi, l’organo di controllo dovrebbe avere già raccolto diversi indizi della crisi d’impresa. Per completare il quadro ed arrivare a determinare il rating finale nell’ambito della procedura di allerta interna manca “solo” l’analisi economico finanziaria e qualitativa che verrà illustrata nei prossimi articoli sui sistemi di allerta.

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