Codice della crisi – no alla parola “fallimento”

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La parola “fallimento”, significa condanna per l’imprenditore, meglio toglierla dal testo della nuova normativa sulla crisi d’impresa. Negli affari, a volte può andare qualcosa storto, ma se accade per ragioni di mercato, e non a causa di comportamenti illegali, lo stesso imprenditore dovrebbe avere l’opportunità di riprovare. Su questa logica si basa la riforma della legge fallimentare inclusa nel decreto legislativo sul nuovo Codice della Crisi di impresa e dell’insolvenza.

Il nuovo codice della crisi ha riformato la precedente legge fallimentare del 1942 in modo organico e sistematico ed entrerà pienamente in vigore a 18 mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale (15 agosto 2020). Tra le numerose novità, è prevista anche la partecipazione attiva delle Camere di commercio, attraverso le cosiddette “procedure di allerta“, in particolare, nella parte del regolamento che istituisce nelle camere di commercio gli organismi per la composizione assistita della crisi (OCRI).

Pertanto, il fallimento viene sostituito da una procedura semplificata per la liquidazione delle attività, in cui viene introdotta una possibile “composizione assistita” con i creditori. La procedura di allerta verrà attivata dalla Camera di commercio su richiesta dell’imprenditore o d’ufficio dal Tribunale previa richiesta dei creditori statali. L’eventuale risultato negativo della procedura di allerta sarà pubblicato nel Registro delle imprese, in modo da fornire l’informativa sulla stabilità finanziaria della società dei partner o dei concorrenti. Se l’imprenditore attiva prontamente la procedura di allerta, gli vengono anche forniti degli incentivi, come mancato perseguimento penale e riduzione degli interessi sui debiti fiscali. 

Particolare attenzione verrà prestata alla necessità di anticipare le procedure con cui vengono monitorate le reali condizioni dell’azienda: sistemi di allerta interna che consentono di agire in anticipo per garantire la continuità aziendale. Sarà necessaria una sempre più stretta collaborazione con le associazioni di categoria e gli ordini professionali al fine di diffondere il più possibile la conoscenza di questa importante opportunità tra le aziende.

La riforma del codice della crisi, rappresenta una importante novità per le PMI, artigiani, commercianti, start-up innovative, che erano “troppo piccoli” per fallire fino a ieri. Ora possono fare domanda alla Camera di commercio nel caso in cui riscontrano un indebitamento bancario eccessivo o elevati debiti fiscali per essere aiutati nella composizione della crisi.  Il debitore, sotto la supervisione del Tribunale, può proporre un accordo di ristrutturazione con i creditori, chiedere la liquidazione di parte del patrimonio ed ottenere la liberazione dai tutti i debiti pregressi.

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